Avete mai sentito parlare di mascolinità tossica?
È una storia un po’ lunga e si può riassumere in questo modo: è un insieme di regole, credenze, pregiudizi e atteggiamenti che normano in modo sbagliato come dovrebbe essere un “vero uomo”.
È una storia un po’ lunga e si può riassumere in questo modo: è un insieme di regole, credenze, pregiudizi e atteggiamenti che normano in modo sbagliato come dovrebbe essere un “vero uomo”.
E di mascolinità tossica parla il film francese Close, diretto da Lukas Dhont, candidato agli Oscar 2023 e vincitore del premio Magritte.
Protagonisti del film sono Léo e Rémi, di tredici anni, amici dalla prima infanzia.
Fra loro c’è un rapporto fraterno, affettuoso, fatto di intesa, di piccoli gesti, di giochi e scherzi, di tempo condiviso insieme.
Ma ecco che l’estate finisce e arriva il momento di ricominciare la scuola.
È una scuola differente dalla nostra, nel sistema francese siamo già alle superiori, e ci troviamo di fronte al problema dell’adolescenza codificata secondo le norme tossiche, non emotive e soprattutto piene di pregiudizi.
Tutto inizia con una frase di una stupidità incredibile.
Siccome Léo ha “osato” appoggiare la testa sulla spalla di Rémi durante la presentazione in aula dei nuovi alunni, i ragazzi vengono subito etichettati da due compagne di classe come omosessuali.
Rémi non risponde alla provocazione, anzi se ne frega alla grande.
Léo invece rimane colpito dalla frase, vede se stesso come “potenziale gay e quindi uomo non virile” e reagisce con veemenza.
Finirà con il cancellare in modo violento l’amicizia profonda che lo legava a Rémi, innescando una serie di conseguenze che condurranno all’irreparabile.
Penso che il film di Dhont era quello che ci voleva in un’epoca come questa dove il problema del machismo non è per niente risolto.
I ragazzi di oggi sono definiti fragili e da un certo punto di vista è vero, perché non viene fornita loro una giusta educazione all’emotività, soprattutto ai maschi.
Ai bambini di sesso maschile vengono ancora insegnate cose sbagliate come “se piangi sei una femmina”, “se sei amico di un ragazzo e lo abbracci sei gay”, “se non picchi una donna non sei un vero uomo” e altre ca**ate pazzesche.
Il personaggio di Léo è l’esempio perfetto di questa educazione sbagliata.
Il suo gesto avrà conseguenze, dicevamo, irreparabili che purtroppo succedono anche nella vita reale e poco importa se poi Léo si pentirà di quello che ha fatto a Rémi e di dove lo ha spinto.
Ormai non si può più tornare indietro.
A Léo non resterà altro che vivere tutta la vita con l’enorme senso di colpa addosso.
Al che mi chiedo: ma i bambini e i ragazzi di oggi come vengono cresciuti?
Si sta davvero facendo qualcosa per abbattere i pregiudizi e le barriere emotive che ancora stereotipano l’educazione?
Il film non ce lo dice, ma voi che cosa ne pensate?
Ciao Giovanni e grazie per essere passato sul blog.
RispondiEliminaGuarda, dici proprio le cose che dice anche mia nonna: la società di oggi è in continuo peggioramento.
Si leggono notizie sui giornali da far venire i brividi e chi, come me, è giovane, spesso si sente abbandonato a se stesso e non sa cosa fare.
Grazie del commento!
No, dai, preistorico no!
RispondiEliminaIo non considero preistorica nemmeno mia nonna e, devo ammetterlo, su molte cose ne sa davvero più di me.
Buona domenica!