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The Crow: finalmente il corvo è tornato a volare

Finalmente l’ho visto.
Non ho letto critiche sui siti, ho evitato come la peste i video degli youtubers, ho aspettato Halloween e mi sono vista The Crow – Il Corvo.
E sapete cosa vi dico?
Che il corvo, finalmente è tornato a volare.



Facciamo subito il punto della situazione, per non tornarci più, questo The Crow non è e non c’entra niente con quello del 1993.
Perciò non farò paragoni perché non vanno fatti, in quanto le pellicole sono diverse l’una dall’altra, e se si fa un paragone si cade nel trip di quei deficienti che vanno al cinema solo per bastonare un film, di cui molti (mi dispiace dirlo) sono blogger o youtubers che lo fanno apposta per dare al pubblico un’idea negativa del prodotto.
Cosa che, purtroppo, è accaduta per The Crow.
Invece a me il film è piaciuto e ora vi spiego perché.

Questo film, girato da un grande Rupert Sanders, parte subito con una scena che ci catapulta nella graphic novel (e qui, amici, ve la dovete leggere sennò non capite nulla): quella del cavallo morto. L’immagine del cavallo morto rappresenta il dolore del protagonista, Eric, per la crudeltà che la vita gli ha inflitto ancora bambino.
Eric infatti è figlio di una tossicodipendente e cade nella stessa spirale fino a ritrovarsi in un centro di recupero dove conoscerà Shelly.
Mi è piaciuto subito che il film si sia preso qui il tempo di farci conoscere i protagonisti, di farci vedere come nasce il loro amore e di farci capire la grande minaccia che grava su di loro, una minaccia di nome Vincent Roeg.



Vincent è una specie di boss mafioso appassionato di arte e musica, mentre in realtà è uno stregone che, secoli addietro, aveva stretto un patto con il Diavolo e che, da quando il patto era giunto al termine, sfugge alla morte inviando all’inferno anime innocenti da lui corrotte e spinte al suicido oppure a commettere crimini che le rendono dannate, proprio come è accaduto con Shelly.
Anche qui il film prende tempo, fino a sembrare anche un po’ lento, ma c’è un motivo.
La tragica fine di Eric e Shelly porta infatti Eric (e ci riallacciamo ancora alla graphic novel) in una sorta di Purgatorio dove regna il demone redento Kronos che offre a Eric la possibilità di fermare Vincent e i suoi uomini.
Qui comincia il duro percorso di Eric che, da ragazzo con una vita difficile ma fiducioso nell’amore e nel futuro, deve fare i conti con quello che è successo a Shelly, con il male e con il tradimento di quelli che credeva i suoi amici.
Esplode così la sua ira, che lo porterà a fare qualcosa di impensato che lo condurrà a diventare il Corvo e compiere giustizia.


È proprio il percorso di Eric che mi è piaciuto, il suo misurarsi con Kronos, con la forza travolgente del suo amore per Shelly e soprattutto con se stesso.
E anche il fatto che, a un certo punto del film, si sottolinei la spietata banalità del male: quando Eric chiede a Marion (il braccio destro di Vincent) perché hanno ucciso lui e Shelly (omicidio avvenuto per un video), lei risponde con disarmante semplicità che l’hanno fatto così, perché si comincia a fare del male senza capirlo e si può fare solo quello.
È orribile, ma per come vanno oggi le cose nel mondo, è vero.
Penso che la decisione di Sanders sul finale, che non vi svelo apposta, sia perfetta.
Dolorosa ma perfetta e con uno sguardo, spero, su un eventuale sequel che vedrei più che volentieri.

Mi piace anche che il film punti poco sulla CGI, usata giusto per gli effetti speciali legati ai corvi o ai passaggi dimensionali: questo dà spazio alle interpretazioni attoriali, che sono quasi tutte da dieci e lode.
Dico quasi perché Bill Skarsgard l’ho trovato favoloso e lo stesso dicasi per Danny Huston nei panni dell’antagonista, mentre non mi ha convinto tantissimo FKA twigs.
Il fatto che sia una cantante e che questo sia stato il primo film in cui recitava ha reso la sua performance un po’ legnosa, come Shelly non mi è arrivata più di tanto ma è qualcosa su cui posso passare sopra.
Dicasi lo stesso la colonna sonora che se all’inizio era pallosa, quando si arriva al clou dell’ira di Eric diventa spettacolare: si passa da Enya a Cascadeur e qui l’emozione sale per portarci fino al finale. Finale crudele ma giusto, come dicevo prima.

Il mio giudizio sulla pellicola?
Molto bella, toccante, bilanciata nella narrazione e nelle scene, con atmosfere e riferimenti che di sicuro faranno presa sia sui giovani spettatori che su quelli più vecchi (solo se sapranno distaccarsi dalla pellicola con Brandon Lee).
Fidatevi, si possono guardare tutti e due i film e apprezzarli senza effetti collaterali!



4 commenti:

  1. Visto anche io, fra l'altro devo anche commentare da un mio amico virtuale che invece ha massacrato ingiustamente il film.
    Non è quello con Brandon Lee, stop.
    Rupert Sanders ha dichiarato che è una rivisitazione della graphic novel ed è vero.
    I nuovi protagonisti sono contemporanei, li ho trovati io stessa più comprensibili di quelli vecchi (anche perché a me non sono mai piaciuti l'emo, l'heavy metal e cose del genere) e la storia qui è completa.
    I tempi sono rispettati, cosa non da poco, niente di affrettato.
    Molto bello avere concentrato lo splatter sulla scena che si svolge all'Opera (scena degna di Eli Roth) con Robert Le Diable in contrappunto: chi, come me, ama l'opera e il balletto, sa che Robert stringe un patto col diavolo per salvare la sua Isabelle.
    La stessa cosa che fa Eric per Shelly, guarda che finezza assoluta.
    Amo molto anche Enya, la seguo da sempre, e quindi trovare Boadicea nella colonna sonora è stata una sorpresa gradevolissima.
    Trovo giusta la tua opinione sulla banalità atroce del male, il fulcro del film.
    Fatto bene, niente da criticare.
    Ti abbraccio.

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    1. La scena dell'Opera secondo me è forse la migliore, a livello di azione e anche di contrasto.
      Ciao!

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  2. Questa storia dei “guru illuminati” l’ho notata anche io.
    Infatti qualche giorno fa avevo lasciato un commento sul canale youtube di uno che è anche abbastanza famoso, dove dicevo che io ho trovato il film bello, ed è stato cancellato.
    In compenso ci sono commenti di cretini rimasti con la testa fra gli anni Ottanta e Novanta che non hanno ancora capito che il mondo è andato avanti.
    Il film, ripeto, mi è piaciuto.
    È più completo rispetto a quello del 1994, ha più spiegazioni e finalmente vedo come nasce la storia d’amore fra questi Eric e Shelly, capisco anche che nel passato di entrambi c’è un grande dolore e questo mi ha fatto entrare in empatia con loro.
    Mi è piaciuto anche Vincent e vuol dire tanto, dal momento che io ho adorato Michael Wincott e sono convinta che sia lui la vera colonna portante del vecchio film.
    Mi è piaciuto proprio perché Vincent si distacca da Top Dollar e perché qui capiamo meglio chi è e cosa fa.
    Ho trovato più agghiacciante il motivo dell’omicidio: un video che, seriamente, per come vanno le cose oggi se Vincent lo metteva su youtube poteva farci milioni di dollari e nessuno avrebbe sospettato del fatto che era uno stregone.
    Del percorso di Eric hai detto tutto tu e sono d’accordo.
    Ho trovato molto romantico anche il bacio fra Eric e Shelly, con quella tenda che già sembrava un preludio al fatto che sarebbero rimasti divisi per chissà quanto tempo.
    L’attrice che fa Shelly mi è piaciuta, ma qui si va a gusti.
    Lietissima di non vedere bambine di 10 anni figlie di prostitute tossiche che se ne vanno in giro per la città con lo skateboard senza che un assistente sociale si occupi di loro.
    I poliziotti imbranati ci sono sempre, e pace amen.
    Ottimo personaggio Kronos che, fra l’altro, fa pure parte del fumetto.
    Ti dico la mia: questo film è piaciuto pure a Nerd, quindi vuol dire che vale.
    Parole sue: questo film resta, non è come quello degli anni Novanta che se Brandon Lee non moriva non se lo sarebbe ricordato nessuno.
    Ciao!

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    1. Scusa ma il tuo commento era finito nello spam! (Google è un kletino).
      Concordo, se Brandon Lee non veniva ammazzato, nemmeno io sono convinta che il film del 1993 sarebbe stato tutto questo successo.
      Grazie del commento!

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