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Inside: l'uomo, la solitudine, l'arte

La solitudine, con tutte le sue conseguenze.
La solitudine del corpo, dello spirito, la solitudine come prigionia ma anche come catarsi per rinascere.


Questo è il primo film del regista greco Vasilis Katsoupis che mi capita di vedere e mi è piaciuto davvero tanto.
Interpretato per intero da Willem Dafoe, racconta la storia di un ladro di opere d’arte che a causa di un guasto resta intrappolato nella dimora di un miliardario che è andato a vivere all’estero per qualche tempo.
Non può comunicare con nessuno e deve trovare un modo per lasciare la sua prigione, se vuole salvarsi la vita.

In un anno di privazioni, deliri, sofferenze e riflessioni, Willem Dafoe ci regala un’interpretazione che definire magistrale è davvero poco.
La casa labirinto, colma di opere d’arte e luoghi che saranno scoperti mano a mano che il film procede, diventa un luogo di morte e rinascita.
La solitudine qui viene vista come una catarsi assoluta.
In una serie di momenti deliranti e di sogni allucinanti, Dafoe scava dentro se stesso per mostrarci cosa può diventare un uomo se viene spinto oltre i suoi limiti e cosa è capace di fare per salvarsi la vita.
Nel film viene anche mostrato un alternarsi fra uomo, arte e tecnologia alla ricerca di un nuovo equilibrio che verrà trovato solo alla fine della storia.

La regia di Katsoupis mi è piaciuta, costruisce le scene senza essere invadente, lancia i suoi messaggi attraverso immagini e frasi che si colgono senza alcuna difficoltà come per esempio la scritta al neon che campeggia sulla parete della cucina e dice: tutto accadrà, dopo questo momento.
La tecnologia impazzita, a mio avviso, è un segnale di allarme.
Il regista vuole dirci che a furia di diventare dipendenti da macchine prive di anima ci stiamo alienando da ciò che rende l’uomo vero, stiamo perdendo il contatto con l’arte che è la nostra forma di elevazione più alta.
Se vogliamo tornare a essere noi stessi, dobbiamo tornare all’arte.


Dafoe, come dicevo, ha superato se stesso.
Quasi due ore di film e non sentirne il peso. È bravissimo a condurre la storia, è talmente ben calato nel suo ruolo che gli spettatori riescono senza fatica a mettersi nei suoi panni.
Ogni scena, ogni espressione, ogni dialogo è quasi del tutto improvvisato (su ammissione del regista e del cast) e questo rende tutto immediato, emozionale.
Ecco quello che intendo quando parlo di attori che sanno fare il loro mestiere.
Dafoe è stato semplicemente perfetto.

Per chiudere, voglio anticiparvi due chicche che vedrete nel film.
La prima è un riferimento a Wilson, il pallone amico di Tom Hanks nel film Cast Away: in questa storia, la parte di Wilson la interpreta un piccione, che mi ha fatto commuovere.
La seconda è un omaggio all’indimenticabile Il corvo, di Alex Proyas (che ha avuto per protagonista l’immenso Brandon Lee).
Vi ricordate la frase chiave del corvo? Le case bruciano, le persone muoiono ma il vero amore è per sempre.
Dafoe, nel film, dice: i gatti muoiono, i dischi spariscono, ma la vera arte è per sempre.



6 commenti:

  1. Mi trovi d'accordo, ho trovato questo film uno squisito capolavoro intellettuale. L'evoluzione della casa, in pari al cambiamento di Dafoe, è semplicemente mirabile.
    Oltre ai riferimenti che hai sottolineato, includerei quello del quadro con i passeggeri dell'aeroporto che cadono nel voto: richiama oltremodo l'estraneità di Bauman, che concepisce la socialità come strumento di isolamento del genere umano.
    Ottima recensione, ti abbraccio.

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  2. Anonimo2.6.24

    Buongiorno Nata Complicata.
    Mi chiamo Gianni e provengo da MeWe.
    Io ammiro molto Dafoe, dai primi tempi in cui apparve sul grande schermo. Questo film credo sia perfetto, un esempio della carriera di un grande artista.
    Trovo bellissima la tua recensione.
    Buona domenica da Nonno Gianni.

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    1. Buongiorno Gianni, grazie per essere passato di qui!
      Passi quando vuole e buon fine settimana!

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  3. Devo ancora vederlo ma la tua recensione mi ha già convinta.
    Un bacione!

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