Cinetelevisionando :   Film  -  Serie TV  -  L'angolo della tumefazione


Fabbricante di ca**ate... no, scusate, di lacrime

È uno di quei film che...
No, un momento, cominciamo dal principio con il grande annuncio.
Fino a poco tempo fa pensavo di essere una blogger semplice, una di quelle che si accontentava di poche etichette, una dedicata alle recensione dei film e l’altra alle recensioni delle serie tv.
Positive o meno che fossero, le recensioni erano siglate solo con quelle semplici, innocenti, ingenue etichette.
E poi arriva il giorno in cui si lascia l’Isola che non c’è e si cresce.
Ecco come nasce L’angolo della tumefazione, dove da oggi in poi inserirò le recensioni più negative, di film o serie che meritano appunto di essere massacrati.
Con affetto, si intende, ma massacrati con la sacra mazza della tumefazione.


Ma cosa, perdiana, mi ha spinto a tutto questo?
Semplice, il film Netflix italiano più visto di sempre: Fabbricante di lacrime.


Fabbricante, esatto. L’articolo si è perso per strada.
Di che parla questa mirabolante pellicola, questo capolavoro intellettuale del nuovo millennio diretto da niente po’ po’ di meno che Alessandro Genovesi?
Copio la trama da Wikipedia perché i miei neuroni si rifiutano di fare il riassunto.

“Nica è una ragazza di diciassette anni che vive in un orfanotrofio chiamato Grave, dove si raccontano da sempre delle storie. La più famosa è quella del fabbricante di lacrime, un misterioso artigiano dagli occhi azzurri, colpevole di aver forgiato tutte le paure e le angosce che abitano nel cuore degli uomini. Un giorno la ragazza viene finalmente adottata, ma insieme a lei viene preso anche Rigel, un ragazzo misterioso che la odia per motivi a lei sconosciuti.”

Di seguito, vi presento Nica e Rigel (in mezzo) vicino ai loro genitori.


Dicevo che, vista la trama del film, verrebbe da pensare a un film fantasy, magari horror...
Eh, gente, troppo semplice!
No, niente di tutto questo. Nonostante le luci cupe, azzurrine e le atmosfere da Ottocento (che in confronto Dickens era uno allegro), la storia è un assurdo teen drama a metà fra Twilight (ma fatto malissimo) e non so bene cosa.
Ci si aspetta un decollo della storia ma non succede.
Fosse questo il problema più grande, poi...

Il film, come dicevo, è italiano. Ci tengo a dirlo perché in questo ultimo periodo leggo tante recensioni negative su opere come C’è ancora domani, di Paola Cortellesi, Cento domeniche, di Antonio Albanese, oppure Comandante, di Edoardo de Angelis.
Tre film che ho apprezzato molto, lo dico senza problemi.
Si criticano questi film che sono davvero girati bene e raccontano una storia importante ma, fate attenzione, una me*da secca come Fabbricante di lacrime è inneggiato come un film da Oscar.
Al che ho raggiunto la conclusione che la maggior parte della gente non ha nemmeno i neuroni necessari per creare un gruppo su whatsapp.


Certo perché una pellicola del genere non si può apprezzare, nemmeno se sei un adolescente con gli ormoni impazziti.
La scenografia è di livello infimo, gli attori... va beh, ma possiamo chiamare attori gente (fra cui spicca un tipo di nome Biondo di cui non conoscevo l’esistenza) che non sa parlare, che ha la capacità recitativa di un water?
La dizione è imbarazzante, non si capisce niente di ciò che dicono specie quando parla Biondo (che nella storia interpreta Rigel).
Tutto ciò che dice è: bbr, ccx, mngnu, Lupo. Gvznn, Lupo. Asbbacazam, Lupo.
Non si capisce niente.


Abbiamo capito che, Rigel, tu saresti il lupo cattivo della storia, anche se in realtà sei uno stalker psicopatico da galera, ma poi?
Sai che lupo sei tu? Questo qui sotto.


Così fra una storia pessima e tutto il resto mi sono chiesta se era un pessimo adattamento del libro o se la fonte primaria del male era il romanzo.
Mi sono fatta prestare il romanzo e...
Come volevasi dimostrare. Il culoscritto, che chiamarlo manoscritto, libro o romanzo è un insulto ai veri scrittori, è uno schifo totale.


Ho scoperto tramite ricerche che proviene da una piattaforma di nome wattpad dove tutti quegli sfigati che non sanno scrivere o che sono reduci da un corso di scrittura creativa e quindi credono che basti avere un foglio e una penna in mano per sapere scrivere.
Erin Doom è una (qualcosa, mettete voi ciò che vi piace tranne le parole “scrittrice” e “autrice”) italiana e questa fantasmagorica opera di me*da è stata pubblicata dalla Salani, da una di quelle “grandi” case editrici che sputa sulle piccole realtà editoriali e sui libri self e poi si permette di pubblicare fiumi di feci come Fabbricante di lacrime.
A posto.

Il romanzo è come il film, dicevo.
Anche qui non si capisce niente della storia, né del perché esista un orfanotrofio che sembra uscito da Oliver Twist nell’anno di grazia duemilaequalcosa o per quale motivo Anna e Norman decidono di adottare sia Nica che Rigel... è tipo 1+1 dell’Esselunga, dove se acquisti un prodotto l’altro è gratis?
E poi che senso ha l’adozione a 17 anni in America, quando l’anno dopo i ragazzi sono maggiorenni, lasciano casa e vanno al college?
E parliamo dei pipponi mentali che tutti fanno quando scoprono che Nica e Rigel sono attratti l’una dall’altro?
“Eh no perché fra poco sarete fratelli!”. Ma che ca**o dite! Niente legami di sangue, niente incesto!


Che poi di cose gravi ce ne sono, sia nel libro che nel film, ma nessuno sembra farci caso.
Sia Rigel che Lionel, un compagno di scuola dei ragazzi, sono per esempio sociopatici, violenti e a più riprese tentano del sesso senza consenso con Nica.
La cre**na, se da una parte rifiuta Lionel, dall’altra invece agogna Rigel che la tratta davvero malissimo.
Le spinge, la morde, la umilia, la picchia, le salta addosso...
Oh, a casa mia questa è violenza, non è amore!
Erin Doom ha dei seri problemi mentali se pensa che la violenza fisica, verbale, psicologica e di genere sia amore. È odio.
E quella sola volta che Nica sfiora il braccio di Rigel (mamma mia, che atto violento), lui l’aggredisce dicendo “non toccarmi con questa casualità”.
No, boy, tranquillo che quelli come te vanno toccati con un altro tipo di casualità.


Così si passa da un orfanotrofio con punizioni stile Auschwitz all’adozione 1+1 Esselunga, si arriva alla scuola con il Garden day (perché San Valentino non si dice) e dei pipponi infiniti sulle rose, si continua con un improbabile confronto fra i due psicopatici Rigel e Lionel che vogliono la patacca di Nica, si arriva a un inseguimento in auto su un ponte con relativa caduta nel fiume e coma di Rigel da cui si risveglierà dopo il processo alla terribile direttrice dell’orfanotrofio che sembra un incrocio fra la Trinciabue e la Rottenmeier e si conclude con un finale sdolcinato che scopiazza alla grande quello di Twilight.
Il tutto con frasi di una portanza che mi hanno davvero spinta ad apprezzare i roghi degli anni Trenta dove si bruciavano alcuni libri: li ripristinerei volentieri, per schifezze come questa.
Citazioni del calibro di “hai abbastanza coraggio per immaginare una favola senza il lupo?” (e basta, lasciate in pace questi poveri lupi che dai tempi dei fratelli Grimm ne subiscono di tutti i colori!) oppure “tu ferite, io cerotti”.

Sicuro.
Faccio io una citazione: Nica e Rigel (ma pure Erin Doom) traumatologico, io mazza da baseball.
E più non scrivo.





2 commenti:

  1. Anonimo15.5.24

    Ho riso tantissimo nel leggere questa recensione, il libro rasenta il ridicolo sembra scritto da una semi analfabeta. Certo che per farne anche un film devono essere davvero messi male.
    Alessandra

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  2. Ma cosa ci aspettiamo da Wattpad???? È come EFP o altri siti di fanfiction, una cosa terribile, non sono mica libri degni di questo nome.
    Il film mi mette paura, da come lo hai descritto è la morte del buon cinema.
    Facciamo che lo salto a piè pari.
    Bacioni.

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