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Tredici: la mie tredici ragioni per non vedere questa serie

Era una di quelle serie da “meglio non cascarci” ma siccome io sono un po’ scema, ci sono cascata con entrambi i piedi.
E mi sono pippata le 4 maledette stagioni di 13, una serie che più che un teen drama è una tragedia solo per il cervello di chi la guarda.
Ma di che parla 13?
E qui vi volevo, belli miei.
Inizia qui il mio elenco delle 13 ragioni per cui non sopporto questa serie.



DI CHE COSA STIAMO PARLANDO
13 cosa, il romanzo di Jay Asher o la serie?
Non è una domanda scontata visto che il romanzo parla una lingua e la serie un’altra: mi prendo, già che ci sono, cinque secondi per fare una standing ovation di pernacchie agli autori della serie. Ci vuole impegno, perdiana, un impegno immenso per prendere un libro e farne una merdaccia televisiva.
Lo sa bene Stanley Kubrick che ha rovinato Shining di Stephen King, e di conseguenza anche Mike Flanagan che per accodarsi a Kubrick ha rovinato Doctor Sleep (il sequel di Shining).
La serie dovrebbe parlare del suicidio di Hannah Baker (trad. Anna Pasticcera, che nome di merda) e delle sue conseguenze, questo almeno stando al libro.
In realtà non è così: la prima serie si discosta quasi del tutto dal libro e poi va avanti per altre tre stagioni con una verve tale che in confronto Leopardi era un ottimista, per concludere dopo una girandola di cliché da gogna e cilicio con un finale assolutamente inutile.



ANNA PASTICCERA
Partiamo da lei, Hannah Baker, la “vittima” della situazione.
Hannah è una demente. Non so come definirla. Se gli autori della serie volevano proporla come la tipica ragazza bullizzata, non ci sono andati nemmeno vicini.
Hannah è una st***za, bugiarda e manipolatrice.
Ti dice una cosa, in realtà ne fa un’altra.
Tratta di merda tutti quanti e poi fa la vittima con delle scuse allucinanti che nemmeno Amleto in piena paranoia avrebbe inventato.
Dice di essere arrivata alla Liberty High da due mesi, poi si scopre che sta lì da due anni.
Dice di essere molestata ma flirta con mezza scuola, poi va a casa di uno stupratore e non fa niente per fermarlo quando lui le salta addosso (gesto sbagliato, chiariamoci, da taglio di palle.
Però anche tu, Hannah di sto ca**o, sei una cr****a).
Assiste in silenzio allo stupro di una sua amica (ma lo era sul serio?), non dice nulla ma fa il c**o a una compagna di classe perché non vuole chiamare la polizia per autodenunciarsi di aver abbattuto il cartello con il segnale di stop (per inciso: erano in auto tutte e due e il loro gesto causerà una serie di avvenimenti a catena che nemmeno Final Destination).
Si piange addosso dicendo di non essere ca**ta da nessuno, quando fra genitori e insegnanti se la filavano tutti.
Ha un ragazzo d’oro che pende dalle sue labbra ma prima lo friendzona, poi quando gli concede un bacio lo caccia via in malo modo salvo poi dargli sulle spalle il peso del suo suicidio.
Salvo poi darla a mezzo mondo: a Bryce, che stupratore tanto non sembra almeno in quel frangente, a Zach in un’assurda storia che non si capisce bene dove si incastra, a Marcus, ad Alex.
E prima di tagliarsi le vene nella vasca da bagno di casa Hannah si prende pure la briga (e di certo il gusto) di incidere 13 fottute audiocassette dove incolpa 13 persone della sua morte.
Salvo poi venir fuori, durante il processo, che come dicevamo sopra Hannah è tutto fuorché santa: si va dalle foto sexy alle minacce ad altri ragazzi, alle bugie dette come acqua naturale, al fatto che nella vecchia scuola aveva pesantemente bullizzato una ragazza...
Hannah non santa ma bulla.
Bulla anche da morta perché innesca una serie di rappresaglie incredibili, colme di odio e risentimento, e riesce a far andare fuori di testa persino Clay.
Porca miseria, Anna Pasticcera, se ti droghi almeno scegli roba buona che poi i risultati si vedono. Ultimo ma non meno importante: le liste.
Anna Pasticcera decide se vivere o morire in base a due liste: siccome quella dei pro è più lunga, allora si ammazza.
Imb****le.



AUDIOCASSETTE… MA CHE...
Nel libro ci sono le audiocassette, va bene.
Ma il libro è datato, ci sta, è onesto.
La serie no. Una serie creata nel 2017 non mi sembra giurassica, perciò mi spiegate come si fa ad avere ancora delle audiocassette, un registratore e un walkman?
Io ho dovuto cercare on line per capire cosa cavolo era un walkman!
Ho visto gente che girava le matite dentro le cassette per far rientrare il nastro, roba da TSO immediato.
Un podcast no?
Un video?
Insomma, qualcosa di contemporary e non boomer?
Troppa grazia.



IL BULLISMO CHE NON C’È
L’avevano spacciata come la best series sul bullismo.
Invece è stata un epic fail, ma roba proprio da tagliare l’elastico mentre si fa bungee jumping e via che schiantarsi a volte è meno di un attimo. Fa anche meno male.
Hannah, l’abbiamo detto, non è una vittima: è una st****a patentata bulla di m***a, che bullizzava anche nella scuola precedente.
Jessica si dà all’alcol e alla droga come se non ci fosse un domani, poi scusa se ti saltano addosso bella mia... ma, ehi, è successo sul serio? Perché con tutte le pa**e che sparavano lei e Hannah non è difficile credere che sia una storia da cavalcare sulla cresta dell’onda per diventare popular.
Bryce è st****o, certo, ma anche lui ha una sua specie di codice etico (un po’ distorto) come viene fuori al momento del suo omicidio.
E gli altri?
Tyler, Alex (che poi è a sua volta un omicida), Montgomery, Courtney, Sheri, Justin, Any, Zach...
Insomma, tutta la baracca degli allegri 12 delle cassette non è composta da bullizzati ma semmai da bulli con un’abilità da chef per rigirare le frittate.
Passano il tempo a fare complotti, a bere, drogarsi, andare a prostitute, insultare, minacciare e rovinare le vite altrui.
E poi le vittime sono loro?
No, assolutamente no!
Se ci sono delle vittime, quelle sono il povero Tyler che viene addirittura sodomizzato da Montgomery, picchiato, preso in giro, vessato e chi più ne ha più ne metta, e ovviamente Clay che viene sempre incolpato di tutto, picchiato, mai creduto, spinto nell’abisso della disperazione da una famiglia assente e da pessimi amici.



BRYCE IL VILLAIN MANCATO
Forse sarò una delle poche persone che hanno visto la serie che ha amato il personaggio di Bryce Walker in ogni sua sfumatura.
Eh sì, perché il villain fatto bene a me piace proprio assai. E Bryce era un antagonista coi controca**i: sfrontato, senza paura delle conseguenze, freddo calcolatore. Un giovane futuro Gordon Gekko, per chi di cinema se ne intende.
Poi c’è stata quella storia lì dello stupro...
Allora, ci tengo ad aprire due parentesi (ben restando ferma sul punto che lo stupro è comunque un reato e come tale va condannato).
La prima è questa: inserire lo stupro nella serie è stata una cagata pazzesca, la più cretina delle idee.
Il libro parlava di bullismo. La serie no: deve infarcirsi di temi peggio di un doppio hamburger, temi che non sviluppa mai in maniera decente, e ovviamente c’è anche lo stupro.
E chi è lo stupratore? Il ragazzo ricco, che cliché banale e scontato.
Poi poco importa che, come si evince dopo, Bryce ha un casino di problemi fra cui due genitori che preferivano vederlo morto piuttosto che nato.
No, logicamente no: è ricco, bianco, st****o e quindi deve anche stuprare le povere cr****e della Liberty High che bevono, fanno le facilone e si drogano. Giusto.
La seconda parentesi invece è questa: se alla Clubhouse ci vai solo su invito, se bevi, ti droghi che nemmeno Jimi Hendrix ne pippava così tanta, se fai la facilona con tutta la squadra di football ben sapendo che non è proprio “pro femminismo”, che cavolo ti stupisci se poi le cose vanno in un certo modo?
Se ti chiami Jessica e sei così cretina da bere più di Sue Ellen e non ti ricordi nemmeno chi ti ha scopato (al punto che credi a quel bugiardo del tuo ragazzo che te la gira su che è un piacere), cosa gridi allo stupro specie se poi diventi una ninfomane sadomaso?
Se ti chiami Anna Pasticcera, hai assistito allo stupro di Jessica senza intervenire, hai flirtato con Bryce per mezza estate e sai di che pasta è fatto, cosa vai a casa sua e ti inz****li nella vasca idromassaggio?
Niente niente, girl power dei miei stivali, che ve la siete proprio cercata?
Ma torniamo a Bryce.
Come dicevamo, viene condannato mentre gli altri che spacciano, picchiano, violentano e via dicendo se la passano in allegria.
E qui però il villain inizia un cambiamento che poteva essere ragguardevole.
Mi piaceva la piega che stava prendendo, anche nel rapporto con la madre Norah, avrei voluto vedere l’evoluzione di Bryce che sicuramente sarebbe diventato un uomo diverso da quello che ci si aspettava all’inizio e invece quei cr****i degli autori me lo fanno fuori.
Lo ammazzano in un modo meschino, ricalcando le orme di Assassinio sull’Orient Express e ciò ha fatto sorgere in me una domanda: siccome Ani la pettegola non dice mai la verità, chi mi assicura che tutti quanti non si siano messi d’accordo e abbiano ucciso Bryce, cercando poi di incolpare Clay? Quando il tentativo fallisce, ecco che fanno fuori Monty.
Monty che muore come Bryce.
Così la serie che già faceva ca***e più del confetto Falqui, prende la china del non ritorno.



GENITORI DA DENUNCIA
Nessuno, finora, si è mai soffermato sui genitori che fanno parte della serie 13.
Io voglio farlo perché ritengo sia giusto dire che questi genitori sono i più penosi, schifosi, egoisti, disattenti e falsi genitori che abbia mai visto in una serie televisiva.
Partiamo dai genitori di Bryce: non si filavano il figlio manco a morire, tranne Norah che aveva iniziato a compiere qualche passo avanti dopo il processo, e poi vogliono la testa di ogni probabile ragazzo/a che può essere collegato alla morte di Bryce.
I genitori di Hannah non sono da meno: va bene che siete sempre in bancarotta, ma come coppia facevate davvero ca***e. A parte che Andy aveva messo a Olivia un incredibile palco di corna, ma nessuno dei due sapeva nulla della figlia salvo poi dipingerla come Santa Maria Goretti dopo il suo suicidio.
La madre di Zach è una deficiente, la classica mamma tigre cinese che pensa solo alle apparenze e non capisce che suo figlio si è trasformato dal bravo ragazzo a perfetto st****o.
La madre di Amarowat detta Ani, su un’improbabile onda di Star Wars, non è uscita dai tempi dei campi di cotone: buana badrona, capo chino e stereotipi che nemmeno c’erano negli anni di Martin Luther King.
La madre di Justin... che dire, una che ama la droga più del figlio è st****a. Punto e basta.
Il primo premio, a pari merito, lo do ai genitori di Tyler e di Clay: quattro deficienti assoluti. Non si accorgono che i figli sono bullizzati, quando se ne accorgono (questo vale per Clay) non fanno niente per cambiare la situazione.
Soprattutto Lainie Jensen merita la medaglia come madre peggiore di tutte le serie: tuo figlio finisce in ospedale, picchiato quasi a morte, e te ne freghi. Gli mettono la droga nello zaino e piuttosto che dargli ascolto, lo accusi di essere un tossicodipendente. Credi che abbia fatto stalking ad Anna Pasticcera, che abbia ucciso Bryce Walker e, infine, quando il ragazzo va fuori di testa perché è schizofrenico passi in automatico al “me ne sciallo le pa**e”.
Il top dello schifo.



IL PROCESSO FARSA
Secondo me 13 doveva terminare con la prima stagione. Il titolo era vincolante: “13 reasons why” indica infatti le 13 stupide ragioni per cui Anna Pasticcera si è suicidata e quindi dopo le prime 13 puntate doveva finire tutto lì, con Clay e gli altri ragazzi che voltavano pagina.
Al pubblico non interessava sapere il perché, il per come e in che modo le cose sarebbero andate avanti.
Invece sull’onda dell’audience, perché per i grandi colossi sono sempre i soldi a comandare, Netflix decide di fare una seconda, terza e addirittura quarta stagione che sono una peggio dell’altra.
Con relativo processo alla Liberty High School per il suicidio di Anna Pasticcera.
Anna Pasticcera si è tagliata le vene nella vasca da bagno di casa sua, la scuola era rimasta fuori da qualsiasi discorso.
Ma siccome la serie è americana, facciamo le americanate e quindi tutta la scuola finisce sotto processo con l’accusa di non aver garantito alla cr****a un ambiente sicuro.
Vorrei far presente che nessuna scuola è un ambiente sicuro: i bulli sono ovunque, sta alla vittima di turno denunciare subito ai genitori che, se si preoccupano sul serio del figlio, muoveranno i giusti passi e lo allontaneranno dall’ambiente per lui nocivo.
Ma la storia di Anna Pasticcera è diversa: tanto per cominciare era una bulla, frequentava studenti la cui reputazione pessima era nota a tutta la scuola, beveva, si drogava e si scopava mezzo istituto.
Il tutto mentre da chissà quanto meditava di suicidarsi perché non era capace di affrontare i problemi della vita.
E tu, madre di Anna Pasticcera, processi la scuola?
Accusi i professori, cerchi di incolpare Clay e gli altri alunni in tutti i modi possibili, pretendi un risarcimento in denaro e supplichi Sarah, la ragazza bullizzata da tua figlia nella scuola che aveva frequentato in passato, di non venire testimoniare al processo.
Certo che sei proprio una st****a: pretendi giustizia per tua figlia, ma chissenefrega se lei aveva rovinato la vita a un’altra persona.
Meno male che questa farsa è finita con una cocente sconfitta.



MA CHI HA CREATO QUESTA SERIE AVEVA DEI PROBLEMI?
Dalla prima all’ultima puntata una domanda ha bussato alla mia mente con la stessa simpatica intensità di un picchio: ma chi ha creato questa serie aveva dei problemi?
Me lo domando perché altrimenti non mi spiego come mai 13 abbia così tante idee confuse, mai ben sviluppate, un mare di contraddizioni, errori di tempo imperdonabili, personaggi che vanno, vengono, spuntano dal nulla, si perdono...
La serie è di un’incoerenza che rasenta l’allucinante e di stagione in stagione si peggiora. 
Le età dei ragazzi, per esempio, non tornano mai.
All’inizio della prima stagione si evince che Anna Pasticcera, Clay lo sfigato e i suoi amici sono studenti del terzo anno mentre Bryce, Justin, Zach e altri erano del quarto.
Poi si incasina tutto: i ragazzi vanno indietro con le età, dalla scuola non escono più, Anna è arrivata alla Liberty il primo anno (certo, e quando avrebbe fatto la bulla nell’altra scuola?), periodi di tempo che non tornano nemmeno con l’almanacco di Ritorno al Futuro.
E poi droga, stupri, violenza, alcol, malattia mentale, autolesionismo, omicidi, suicidi, tutto buttato lì a caso.
Niente pathos, nessuna emozione.
Per non parlare della linea narrativa.
Ho odiato a morte questo andare avanti e indietro, indietro e avanti, il tutto arricchito da narratori inattendibili.
Io faccio presente una cosa: il narratore inattendibile, per sua natura, non dice mai la verità. Perciò chi me l’assicura, per esempio, che Bryce abbia davvero commesso i crimini di cui è stato accusato?
Chi mi assicura che Tyler era sul serio uno stalker?
E Monty? Magari anche le storie su di lui erano tutte bugie.
D’altra parte, una cosa è sicura in quella serie: i ragazzi, dal primo all’ultimo, sono tutti dei mezzi delinquenti malati di mente che la verità non sanno nemmeno dove sta di casa.



GIRL POWER: CI DIAMO UN TAGLIO? 
Ecco, se siete dell’idea di saltarmi addosso perché sono una donna vi consiglio di lasciare il blog e andare a quel paese con un biglietto di sola andata.
Sono una ragazza con tutti gli annessi e i connessi, appoggio le battaglie prowomen se le ritengo giuste, ma non sono assolutamente a favore del girlpower a tutto spiano perché si rischia di ottenere l’effetto contrario ovvero una contrapposizione al genderismo maschilista con un genderismo femminista.
Ne è un esempio Jessica Davis, uno dei personaggi che mi sono piaciuti di meno.
Dopo lo stupro, vero o presunto che sia (il motivo l’ho già spiegato), si trasforma diventando un’assatanata di sesso amante del sadomaso (e viene da chiedersi come, dopo una violenza, una donna abbia voglia di fare sesso sempre e con chiunque, e poi proprio BDSM) e crea un gruppo scolastico che fa bullismo al contrario: all’inizio infatti tutti i ragazzi vengono presi di mira (finché gli autori non si inventano la violenza contro Tyler e lo inseriscono nel gruppo) in quanto maschi e si diffonde una serie di messaggi sbagliati per cui “se sei maschio sei per forza uno stupratore” e “lo sport crea dei pedofili stupratori”.
Mai sentite ca**ate più grosse.
Ma il gruppo non si ferma qui: fa incursioni durante le partite della squadra, crea cortei che disturbano il lavoro della scuola, suggerisce addirittura di rinforzare la sicurezza a scuola arrivando addirittura (con l’aiuto di alcuni genitori) a mettere videocamere ovunque e violando la privacy degli studenti.
Il peggio, secondo me, il gruppo lo dà al funerale di Bryce: al di là di quello che poteva o non poteva aver fatto, Bryce era comunque una persona e questa mancanza di rispetto nei suoi confronti non l’ho digerita.
E chi c’è sempre dietro? Lei, Jessica, che a un certo punto ingaggia pure una battaglia mentale contro il fantasma di Bryce per dimostrare di essere l’assoluta vincitrice (cosa che poi nell’episodio finale della serie non le riesce comunque).
Per piacere, la finiamo con queste buffonate?
Quando mai avremo maschi e femmine allo stesso livello, almeno in una serie tv?



TONY IL RAGAZZO DEL NON MISTERO
Tony Padilla è stato uno dei personaggi che secondo me hanno avuto meno senso di tutta la serie.
Nella prima stagione ha sempre camminato sul filo dell’ambiguità: custode delle famose cassette di Anna Pasticcera, da una parte sembrava essere amico di Clay e dall’altra sembrava invece appoggiare Bryce e i ragazzi che Anna Pasticcera aveva inserito nei suoi nastri nei loro complotti. Nella seconda stagione si lascia intuire che Tony è anche il possessore di chissà quali segreti, segreti che riguardano tutta la Liberty High... segreti che alla fine non vengono fuori.
Rimane tutto campato per aria mentre l’unica cosa che salta fuori è che la famiglia di Tony è immigrata negli Stati Uniti in modo clandestino e che, giustamente, se ne deve tornare in Messico (mi viene voglia di dire benvenuti in Italia perché anche qui è la stessa cosa, salvo che qui gli immigrati clandestini non vengono rimandati a casa).
Poi il nulla.
Tony ha la sua storia con Caleb, si guadagna una borsa di studio grazie alla boxe e si defila nell’ombra passando in secondo piano fino alla fine della serie.
Il ragazzo del non mistero.



ANI LA PORTINAIA
Anna Pasticcera se n’è andata, anche come fantasma. La serie poteva chiudere, non è successo. Mancava un’altra pallosa voce narrante, perciò ecco che arriva dritta dai campi di cotone Amorowat Anysia Achola detta Ani in onore probabilmente a Star Wars.
Chi è Ani?
Non so come dirvelo... è difficile... insomma... 
Dai, mettiamo le cose nero su bianco: Ani è la portinaia della serie.
Si presenta come la nuova arrivata, la figlia dell’infermiera (io direi che purtroppo sembra più schiava tuttofare) che si occupa del padre di Norah.
Una nuova arrivata che sa tutto, ma proprio tutto di tutti. Lei sa già.
Anche se dice di non sapere, come quando parla di Anna Pasticcera, in realtà è una pa**a.
E di palle, c’è da dire, lei ne spara alla grande sia nella terza che nell’ultima stagione.
Da una parte recita la parte della brava figlia devota, buana madre e badrona, dall’altra è qualcosa a metà fra la bugiarda patologica e la futura psicopatica.
Se la intende realmente solo con Bryce (sembra che provi una certa ebbrezza ad andare a letto con uno stupratore, il che la dice lunga) e quando questo muore all’inizio cerca di incastrare Clay insieme agli altri, poi siccome non le riesce allora sacrifica Monty che, va bene, non era il migliore dei personaggi ma doveva pagare solo per quello che aveva fatto.
E continua con altri complotti per il resto della serie, fino a staccarsi dalla madre e intascarsi i soldi che dovevano spettare a Bryce conquistando così il podio di “ragazza arrivata”.
Nel mezzo gioca a flirtare con Clay (il quale in ogni caso arriva a fine serie senza aver mai avuto la gioia di finire a letto con qualcuno), diventa la migliore amica di Jessica e si getta nel mondo delle girlpower, traffica con Winston, copre i reati degli amici, frega la polizia che fa una figura di merda...
Perché lei sa tutto.
Sempre.
Ma che bel personaggio! Ne avevamo davvero bisogno!



ALEX E JESSICA LA COPPIA ASSASSINA
Di Jessica abbiamo parlato, ma non per quanto riguarda l’omicidio di Bryce.
Sappiamo già quanto Jessica ricami sulla storia dello stupro, vero o presunto che sia, e su come ne faccia il suo cavallo di battaglia per ogni stronzata che fa e per ogni volta che non riesce a ottenere quello che vuole.
Il peggio però la nostra ex cheerleader alcolizzata lo dà partecipando all’omicidio di Bryce: il ragazzo, pestato a sangue da Zach, viene buttato nel fiume da Alex mentre lei assiste alla scena trionfante. Per tutta la terza e la quarta stagione, complotterà con Ani nel tentativo (non riuscito) di far ricadere la colpa su Clay e infine contribuirà a incastrare Monty.
Il tutto con l’appoggio della polizia, e qui ci allacciamo ad Alex.
Alex Standall è figlio di un poliziotto.
È l’autore della celebre “lista nera” dove Anna Pasticcera veniva “accusata” di avere un lato B favoloso (ma ca**o, li facessero a me questi complimenti! Altro che piangermi addosso!), il cr****o che cerca di suicidarsi, il gay represso che la mena per quattro stagioni finché non si mette con il quarterback della squadra di football.
Ed è, appunto, figlio di un poliziotto.
Quando uccide Bryce, non solo Alex non prova alcun rimorso e si mette su una sorta di piedistallo morale sull’onda di “io ho ucciso ma era peggio lui, quindi io sono un eroe” ma viene anche salvato dagli amici che incastrano Monty e dal padre che con la complicità dello sceriffo brucia ogni prova e fa ricadere la colpa su Monty.
Ho letto giudizi positivi sia su Jessica che su Alex, qualcuno è arrivato addirittura a dire che hanno fatto una grande evoluzione morale.
No, non ci sto.
Sono due assassini che non hanno pagato per le loro colpe, non c’è nessuna evoluzione in positivo. Sono due assassini, due esseri infami.
Punto e basta.



CLAY IL RAGAZZO TROPPO BUONO
Se penso a Clay Jensen mi viene subito in mente una cosa, che la frase “a essere buoni non si guadagna niente” è proprio vera.
Clay è buono, talmente buono da risultare un deficiente. È così scemo che più scemo non c’è. Lui le stronzate se le beve tutte.
Mettiamoci pure dentro che è schizofrenico e siamo a cavallo. Schizofrenico paranoide, per essere precisi, non depresso peggio di un cipresso.
Uno che vede i morti, ha allucinazioni di ogni tipo, si dissocia a livello mentale, è capace di commettere atti di violenza incredibili e poi non ricorda nulla, che non è capace di provare empatia e non sa riconoscere il falso dal vero è uno schizofrenico paranoide.
Ma gli autori continuano a dire che è solo un mix fra depressione e ansia, perciò i genitori non prendono la cosa più di tanto sul serio finché il fanciullo non esplode ma (cit. Vasco) ormai è tardi, non si torna.
Clay soffre anche della sindrome del ragazzo friendzonato: nerd (ma perché i nerd devono per forza essere sfigati?), non proprio figo, timido, incapace appunto di provare veri sentimenti per gli altri, asociale, ingenuo e un po’ boccalone, è l’ideale per delle st****e come Anna Pasticcera e Ani che lo friendzonano a vita ottenendo però da lui sempre ciò di cui hanno bisogno.
Un discorso a parte lo merita la storia con Sky: lui schizofrenico paranoide, lei autolesionista e pure bipolare... beh, se si sposavano avrebbero fatto la gioia di qualsiasi analista!
Il più grande difetto di Clay, secondo me, è quello di fare l’eterno baluardo di Anna Pasticcera.
Per lui Anna ha ragione, al punto che Clay si auto convince che la colpa della morte della ragazza è proprio sua (cosa che comunque viene ribadita nelle cassette e anche dai finti amici) e si porta questa croce fino alla fine della serie.
Altro difetto è quello di voler sempre salvare tutto e tutti: siccome il ragazzo non prova empatia, è logico che ogni volta combina un casino colossale.
Non mi è piaciuta la sua evoluzione, meno che mai il finale a lui riservato.
I suoi problemi non sono risolti, che futuro potrà avere una persona instabile come lui?



BONUS TRACK 
Cosa ci ha insegnato questa serie?
Niente di buono.
Se sei un assassino e tuo padre è un poliziotto, te la cavi.
Se sei uno stupratore ma hai i soldi, te la cavi.
Se contribuisci a incastrare un innocente per un reato che non ha commesso, te la cavi. Se bevi, ti droghi, picchi qualcuno, sei uno stalker e via dicendo va benissimo e al massimo ti prendi una sgridata all’acqua di rose.
Se ti suicidi, sei come un poeta romantico e hai commesso il gesto più nobile del mondo.
Chiedo per un amico: l’Arkham Asylum è sempre aperto, vero?

3 commenti:

  1. Mai letto il libro, mai vista la serie.
    Penso di essermi salvata un bel po' di neuroni!
    Ma poi, sul serio, come si fa a essere ragazzi quando oggo bevono come spugne, fanno sesso prestissimo, si drogano, si svendono sui social... e i genitori? E gli educatori?
    Baci.

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  2. Ho letto il libro da ragazza e mi era piaciuto.
    Non ho gradito come la serie, nella prima stagione, abbia storpiato il romanzo e il suo senso. Le altre stagioni proprio non le ho capite.
    Ma cos'è, tutti i mali del mondo esistevano solo in quella scuola?
    Ti abbraccio.

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  3. Serie che andrebbe cancellata dalla faccia della terra per via dei messaggi sbagliati che manda. Ora parliamo di Hannah, è una bulla che viene cacciata dalla scuola che frequenta, per questo motivo i suoi genitori cambiano stato, Hannah assiste allo stupro dell'amica Jessica da parte di Bryce e non interviene (bella amica del cazzo), Hannah racconta un sacco di balle, Hannah si reca a casa dello stupratore Bryce dove si stava svolgendo una festa e dove in teoria verrebbe stuprata... Ora se sai che Bryce è uno stupratore tu che fai? Vai a casa sua... Ma sei rincoglionita?

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