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Salvateci dal woke!

Oggi non recensisco, faccio un off topic.
Voglio infatti parlarvi di qualcosa che non riesce proprio ad andarmi giù, come certe pastiglie che piuttosto che farsi ingoiare si incastrano in gola e tanti saluti.
Parlo del woke.



Woke è una parola inglese che significa “stare svegli” e ha preso piede, grazie alla destra americana e alla baronia accademica inglese, in tutto ciò che può riguardare la società.
Ve la faccio breve, così ci intendiamo: avete presente la Sirenetta nera, la Fata Turchina nera e calva, il consenso prima del bacio, le donne che sembrano uomini (tipo Fedeza, per capirci), l’arcobaleno lgbt che svolazza ovunque, i disabili messi ovunque anche quando non c’entrano?
Ecco, tutta questa schifezza immensa è woke.

Perché a qualcuno è venuto in mente di creare questa robaccia?
Ecco, non lo so.
Ho fatto qualche ricerca ma più che stro***te in merito a complottismi, finte discriminazioni e quanto altro non c’era altro.

Perciò vi dico la mia.
Il woke è quanto di più inutile esiste, un po’ come il femminismo moderno.
Continuare a trovarsi nei libri, nelle graphic novel, nei film, nelle serie tv e anche nei cartoni animati dei personaggi “appartenenti a minoranza” perché così si sentono importanti è una rottura di palle.
Le storie non hanno più senso, questa ideologia sbagliata non fa altro che aumentare i divari sociali esistenti e, a mio parere, prende anche in giro i soggetti che vorrebbe proteggere.
Faccio un esempio: se una donna su tre viene uccisa ogni giorno e la giustizia se ne lava le mani, che senso ha mettere la dona ca**uta in un film?
Se una persona disabile è senza lavoro e non riceve la pensione di invalidità, a che serve vedere un disabile miliardario in una serie tv?



Di esempi ce ne sono tanti, ma preferisco farvi leggere una parte dell’articolo che ho trovato su Linkiesta e che trovo perfetto per definire la situazione assurda in cui ci troviamo oggi.

Della influenza della cultura woke sul mondo dell’immaginario con effetti spesso disastrosi e controproducenti si sta discutendo molto nel mondo e, forse, ancora poco in Italia.
Si tratta di un atteggiamento ideologico che ha contagiato sceneggiatori e produzioni americane e inglesi e, per molti, è una vera e propria guerra culturale.
Il problema non è l’insieme di valori sociali di questo movimento: sono perfettamente legittimi e in gran parte condivisibili. Il problema è come vengono imposti e il fatto che, questa strategia di propaganda, per i suoi metodi finisce con il tradire molti dei valori stessi.
Torniamo al caso concreto, i valori woke sono stati adottati da parti importanti del partito democratico americano e da sezioni molto influenti della classe colta anglosassone (soprattutto il mondo universitario).
E questo non è un problema. Ognuno è libero di credere in quello che vuole.
Anzi, è un segno di progresso anche perché molti di questi valori vanno a risolvere ingiustizie che affliggevano il mondo anglosassone (e in gran parte anche il nostro).
Tuttavia, anche le idee migliori devono vincere per forza di convincimento e non per imposizione coatta e per propaganda.
È sempre stato il problema dei buoni: non puoi vincere con i metodi dei cattivi.
Ora, per una serie di meccanismi politici, è capitato che il mondo del fantastico sia stato invaso da persone che, a volte ingenuamente e a volte opportunisticamente, si sono identificate con questa cultura e hanno deciso di usare il loro potere per educare il mondo.
È questo che non va bene.
Abbiamo rifiutato i film di propaganda, non vedo perché dovremmo accettare i film woke?
[…]
Il controllo dell’immaginario non è una questione da poco: è il campo di battaglia dove si conquista il mondo reale perché è il luogo dove si scelgono i valori in base ai quali si premiano o si puniscono le persone.
È l’inversione del rapporto tra arte e morale: pensare che qualcosa sia bello perché è giusto. 
Abbiamo combattuto per anni per uscire da questa visione medievale.
Non sarebbe auspicabile ricaderci ora.
Ci vogliono cambiare, non tutti vogliono esserlo.
Si può cambiare idea, ma alla pari, da essere umano a essere umano, non da imbonitore a passivo credente.
I predicatori non sono mai piaciuti.
Fa tristezza vedere il mondo della fantasia e della creatività contrabbandare in modo subdolo una ideologia, giusta o sbagliata che sia. Nessun azione o idea è meritevole se imposta.
È questo il vizio dell’ideologia e della propaganda, imporre quello che dovrebbe essere una scelta libera. Kathleen Kennedy, Chris Chibnall, predicatori woke... giù le mani dai nostri eroi!


Mi permetto, per concludere, di allargare il concetto espresso nell’articolo.
Carissimi dispensatori della finta cultura woke: giù le mani dal nostro mondo, dalla nostra libertà, dai nostri valori e dalle nostre menti!
Tornate nel pozzo di deficienza da cui siete venuti!



2 commenti:

  1. Non riesco a ricordare quando ho visto un film senza all inclusive, giuro.
    L'ultima delusione è stata la serie Intervista col vampiro, credevo fosse un omaggio al film con Tom Cruise e che seguisse il libro, invece Louis è di colore e la serie si apre in pandemia.
    Capisci dove siamo arrivati?
    Baci!

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  2. A furia di essere "inclusivi", film, libri e via dicendo sono invece diventati molto discriminatori.
    Basta vedere i flop della Disney, che sono l'esempio più fulgido di come il woke non funziona.
    Ti abbraccio.

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