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Barbie: vi prego, datemi altri mille film come questo!

 

A volte il cinema sorprende.
C’è quel film che d’istinto non avresti mai visto e invece ecco che si rivela un vero gioiello.
Barbie è uno di questi.



Non ho mai avuto niente contro le Barbie ma il film di Greta Gerwig e del compagno Noah Baumbach, almeno a pelle, non lo sentivo nelle mie corde.
Poi, complice una domenica in cui non avevo voglia di fare niente, l’ho guardato.
E sapete una cosa?
Ho fatto bene!

Come quando uscì per la prima volta sul mercato, anche adesso Barbie è una vera rivoluzione.
Tutto inizia a Barbieland, una dimensione parallela alla nostra dove vivono tutte le Barbie, tutti i Ken e anche un Alan (l’amico di Ken).
Barbie Stereotipo (che chiameremo solo Barbie), interpretata dalla fantastica Margot Robbie, non si trova più a suo agio nella dimensione rosa e felice del suo mondo: inizia ad avere pensieri di morte, a sentirsi inquieta, ad avere la cellulite e quando i suoi favolosi piedini toccano il suolo (ricordatelo: i piedini delle Barbie sono sempre sulle punte!) capisce che qualcosa non va e si reca da Barbie Stramba, che si è guadagnata questo singolare soprannome dopo una serie di peripezie che non vi svelo.
La spiegazione è semplice: qualcosa non va nel mondo vero, quello degli umani, e per continuare a vivere a Barbieland, la nostra Barbie deve risolvere il problema.
Così, seguita da Ken che a tratti sembra una cozza con il terrore del distacco (bravissimo Ryan Gosling!), Barbie se ne va nel mondo vero.
E qui scoprirà...
Non vi faccio anticipazioni, perché la storia merita di essere seguita.



Cosa posso dire del film?
Il cast è superlativo, ogni attore si è impegnato per rendere al meglio i personaggi e la loro evoluzione.
Il film è autoironico, perché prende in giro alcune delle politiche aziendali della Mattel e anche il suo staff dirigenziale che è tutto maschile.
È positivo, perché fa riflettere.
Si riflette su Barbie e Ken, ovvero sulle donne e sugli uomini. America Ferrera, che nel film interpreta Gloria (ovvero l’umana che è la causa della crisi di Barbie), recita infatti un monologo strepitoso, approvato anche da Meryl Streep, sulla difficoltà di essere donne:

“È letteralmente impossibile essere una donna.
Sei così bella e così intelligente e mi uccide il fatto che non pensi di essere abbastanza brava.
Dobbiamo essere sempre straordinarie ma, in qualche modo, lo facciamo sempre in modo sbagliato.
Devi essere magra, ma non troppo. E non si può mai dire di voler essere magri. Devi dire che vuoi essere sana, ma allo stesso tempo devi essere magra.
Devi avere soldi, ma non puoi chiedere soldi perché è volgare.
Devi essere un capo, ma non puoi essere cattiva. Devi comandare, ma non puoi schiacciare le idee degli altri.
Devi amare l’essere madre, ma non parlare dei tuoi figli per tutto il dannatissimo tempo.
Devi essere una donna in carriera, ma anche preoccuparti sempre degli altri.
Devi rispondere del cattivo comportamento degli uomini, il che è assurdo, ma se lo fai notare, vieni accusata di essere una che si lamenta.
Dovresti rimanere bella per gli uomini, ma non così bella da tentarli troppo o da minacciare le altre donne, perché dovresti far parte della sorellanza.
Ma devi sempre distinguerti dagli altri ed essere sempre grata.
Senza dimenticare che il sistema è truccato.
Quindi, trova un modo per farlo notare, ma essendone sempre grata.
Non devi mai invecchiare, mai essere maleducata, mai metterti in mostra, mai essere egoista, mai cadere, mai fallire, mai mostrare paura, mai uscire dalle righe.
È troppo difficile! È troppo contraddittorio e nessuno ti dà una medaglia o ti ringrazia!
E poi si scopre che non solo stai sbagliando tutto, ma che è anche colpa tua.
Sono così stanca di vedere me stessa e ogni altra donna che si distrugge per piacere alla gente.
E se tutto questo vale anche per una bambola che rappresenta le donne, allora non so nemmeno io cosa dire.”
.



Ed è con questo discorso che Barbie, anzi tutte le Barbie, capiscono che non devono vergognarsi delle loro debolezze, che essere donne significa andare oltre l’immagine che gli uomini hanno di loro e lottare per i propri diritti.
E da qui si arriva a Ken, anzi ai Ken.
A Barbieland, Ken esiste solo in funzione di Barbie e nessun Ken (in particolare Ryan Gosling) si sente davvero realizzato.
Ed ecco che anche loro, in un percorso parallelo a quello delle Barbie, capiranno che “c’è Barbie e c’è Ken” ed è giusto, anzi perfetto, che esistano entrambi e che siano felici anche se non stanno insieme.
Perché ognuno, uomo o donna che sia, ha diritto a trovare la sua strada, ha diritto alla sua felicità.

E questo è il grande messaggio che il finale del film ci insegna: se troviamo la nostra strada, qualunque essa sia, saremo felici.



1 commento:

  1. Il film non mi fa nessunissima voglia di vederlo, ma ne ho sentito parlare in tutti i modi con giudizi anche diametralmente opposti.

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