Mai dire mai.
Mi ero detta che non avrei mai trovato una serie complicata come Supernatural, Il trono di spade o I diari del vampiro, ma mi sbagliavo!
Sapete perché?
Perché non avevo ancora visto The Blacklist.
Mi ero detta che non avrei mai trovato una serie complicata come Supernatural, Il trono di spade o I diari del vampiro, ma mi sbagliavo!
Sapete perché?
Perché non avevo ancora visto The Blacklist.
La serie ha tenuto banco dal 2013 fino al 2023, nonostante risulti essere fra le dieci serie meno viste dagli italiani (c’è un motivo, credetemi).
Io me la sono vista tutta in un paio di mesi, grazie a mamma Sky e al suo Series Box che amo alla follia.
Dirvi esattamente cosa succede in 218 puntate è un casino allucinante, perciò cercherò di essere chiara e concisa.
Raymond “Red” Reddington è un criminale di livello alfa, il Concierge del crimine.
Un bel giorno decide di consegnarsi all’FBI e di collaborare con loro per consegnare alla giustizia un numero pazzesco di criminali di cui il Bureau non sapeva un ca**o (ma dai!) in cambio di due cose: l’immunità e parlare solo con l’agente novellina Elizabeth Keen.
In ogni puntata abbiamo due sviluppi: uno verticale, con il criminale del giorno da scovare, e uno orizzontale dove cerchiamo di capire qualcosa su Red.
Fin qui tutto chiaro?
Bene, allora procedo con la recensione cercando di dirvi cosa ha funzionato in questa serie e cosa invece è da prendere a mazzate.
JAMES SPADER
Senza dubbio la serie senza Spader non vale niente.
È lui che tiene tutto in piedi, dalla prima all’ultima puntata, anche quando cercano di mettere il suo personaggio da parte in favore di quello inutile di Liz.
Il ragazzo un po’ imbranato di Stargate, il datore di lavoro sexy di Secretary, l’avvocato bello e spregiudicato di Boston Legal, il cattivissimo Ultron degli Avengers qui dà il meglio di sé.
Red è un personaggio istrionico, un animale da palcoscenico.
Il ragazzo un po’ imbranato di Stargate, il datore di lavoro sexy di Secretary, l’avvocato bello e spregiudicato di Boston Legal, il cattivissimo Ultron degli Avengers qui dà il meglio di sé.
Red è un personaggio istrionico, un animale da palcoscenico.
Capisci che la serie va vista già dai primi minuti della prima puntata, quando lo vediamo arrendersi spontaneamente all’FBI per poi prenderla per il naso (cosa che farà in tutte le stagioni).
Ogni volta che Red entra in scena, la puntata assume il suo vero senso.
I suoi aneddoti, il suo modo di gestire la situazione, i suoi segreti e anche la sua spietatezza mista a una pietà per i più deboli, ne fanno un personaggio indimenticabile.
È un antieroe che fa perdere la testa come accade con Lestat de Lioncourt (Intervista col vampiro), Dexter Morgan, Khan di Star Trek, Anakin Sywalker di Star Wars, Crowley di Supernatural o Tony Soprano: è il Male che in realtà risulta essere il Bene, in un mondo fatto di corruzione, menzogne e crimini inimmaginabili.
Ritengo ottima, anche se molti l’hanno discussa, la scelta di non rivelare mai fino in fondo il suo segreto.
È come dire: che ognuno si faccia la sua teoria, ma alla fine quello che conta è avere amato Red.
E a James Spader, ovviamente, va un 110 e lode per avere tenuto da solo in piedi una serie che senza di lui sarebbe stata da buttare senza problemi in pattumiera.
Pensate che ha scritto di suo pugno le stagioni 9 e 10, dopo che la serie stava per crollare, e ha creato una conclusione che è un capolavoro.
The Blacklist non è una serie, è un one man show riuscito al mille per cento.
Chapeau.
ELIZABETH KEEN
Ecco a voi la prima grossa nota dolente della serie.
Megan Boone, l’attrice che interpreta Lizzie o Liz, chiamatela come volete, non è di sicuro all’altezza di Spader e su questo non ci piove (a dirla tutta, nessuno nella serie regge il confronto con Spader, chiariamolo in via definitiva).
Il guaio è che non è all’altezza nemmeno di una recita da scuola elementare.
Il suo personaggio non ha un senso nella serie.
Va bene, dovevano creare la figlia di Reddington su cui far girare la serie altrimenti col ca**o che si consegnava ai federali, ma proprio lei?
C’erano attrici migliori e con più esperienza e il personaggio doveva essere creato in modo differente.
Invece no.
Abbiamo un’attrice comunicativa quanto una forma di gorgonzola stagionato e una Liz che non si capisce.
Parte con le capacità di Kung Fu Panda e il cervello delle principesse Disney che dopo avere sposato il principe di turno non capiscono più niente. Poi quando scopre che le cose non vanno come lei voleva diventa la super agente alla “Nikita scansati che arrivo io” e inizia a fare una serie di azioni prive di senso, una ca**ata dietro l’altra, in un delirio di bipolarismo che la fa dire tutto e il contrario di tutto in soli cinque minuti di episodio.
All’inizio odia Reddington senza nemmeno conoscerlo, poi lo odia perché non crede a quello che dice, poi lo odia perché scopre che è suo padre e quindi non le ha mai mentito.
Lo detesta ma continua a chiedere il suo aiuto.
Liz si rende sempre più impossibile da sopportare, con la sua saccenza alla Puffo Quattrocchi e il suo girl power da donna con il pisello, finché (finalmente) lascia la serie nella stagione 8 dopo essere diventata una terrorista e avere tradito tutti.
Sembra la brutta copia di Clarice (Il silenzio degli innocenti) e di Sydney (Alias), con la differenza che se Spader tiene abilmente testa a Anthony Hopkins e Ron Rifkin (rispettivamente i cattivi delle due storie citate), la Boone non è nemmeno l’ombra di Jodie Foster o Jennifer Gardner.
Non ne sentiremo la mancanza.
Il suo personaggio non ha un senso nella serie.
Va bene, dovevano creare la figlia di Reddington su cui far girare la serie altrimenti col ca**o che si consegnava ai federali, ma proprio lei?
C’erano attrici migliori e con più esperienza e il personaggio doveva essere creato in modo differente.
Invece no.
Abbiamo un’attrice comunicativa quanto una forma di gorgonzola stagionato e una Liz che non si capisce.
Parte con le capacità di Kung Fu Panda e il cervello delle principesse Disney che dopo avere sposato il principe di turno non capiscono più niente. Poi quando scopre che le cose non vanno come lei voleva diventa la super agente alla “Nikita scansati che arrivo io” e inizia a fare una serie di azioni prive di senso, una ca**ata dietro l’altra, in un delirio di bipolarismo che la fa dire tutto e il contrario di tutto in soli cinque minuti di episodio.
All’inizio odia Reddington senza nemmeno conoscerlo, poi lo odia perché non crede a quello che dice, poi lo odia perché scopre che è suo padre e quindi non le ha mai mentito.
Lo detesta ma continua a chiedere il suo aiuto.
Liz si rende sempre più impossibile da sopportare, con la sua saccenza alla Puffo Quattrocchi e il suo girl power da donna con il pisello, finché (finalmente) lascia la serie nella stagione 8 dopo essere diventata una terrorista e avere tradito tutti.
Sembra la brutta copia di Clarice (Il silenzio degli innocenti) e di Sydney (Alias), con la differenza che se Spader tiene abilmente testa a Anthony Hopkins e Ron Rifkin (rispettivamente i cattivi delle due storie citate), la Boone non è nemmeno l’ombra di Jodie Foster o Jennifer Gardner.
Non ne sentiremo la mancanza.
LE STAGIONI
Come è accaduto in altre serie che ho visto o di cui ho sentito parlare, The Blacklist eccede in una narrazione che sembra la tortura della goccia d’acqua.
Il sensazionalismo prende il sopravvento quando non ce n’era affatto bisogno e così ci si dilunga in cerca di un nuovo colpo di scena che inchiodi lo spettatore, di un nuovo super nemico da battere, di un eclatante segreto da rivelare.
Il risultato è che ci si rende conto che potevano bastare cinque, al massimo sei stagioni per concludere ogni cosa e invece bisogna sorbirne dieci, una più confusionaria dell’altra.
AMERICA, AMERICA, AMERICA
Va beh, ma cosa ci si poteva aspettare?
La serie è talmente tanto narcisista e autoreferenziale che è un inno agli Stati Uniti.
Loro sono sempre e comunque i buoni, tutto il resto è male.
FBI e CIA sono gli eroi assoluti, poco importa se poi non ne azzeccano una senza Red, se poi si lasciano alle spalle decine di morti (effetti collaterali) e se vanno a impicciarsi di affari che non gli competono per salvare la faccia.
Possiamo uscire da questo impasse assurdo?
Sinceramente ho fatto il tifo per i membri della lista, insieme a Red sono davvero i personaggi più interessanti.
Spesso si sparano scemenze su serie tv, film, libri, fumetti.
È successo anche con The Blacklist.
La prima teoria è quella secondo cui la serie sarebbe stata cancellata alla stagione dieci, ma basta guardare il finale della serie per capire che è una teoria che non sta in piedi.
La seconda è che Red sarebbe in realtà Katarina Rostova, la mamma di Lizzie, che ha cambiato sesso per salvarsi la vita.
Va bene che siamo in un mondo che va alla deriva, dove si respira woke come la polverina di Pollon, ma questa storia proprio non si può sentire.
La serie è talmente tanto narcisista e autoreferenziale che è un inno agli Stati Uniti.
Loro sono sempre e comunque i buoni, tutto il resto è male.
FBI e CIA sono gli eroi assoluti, poco importa se poi non ne azzeccano una senza Red, se poi si lasciano alle spalle decine di morti (effetti collaterali) e se vanno a impicciarsi di affari che non gli competono per salvare la faccia.
Possiamo uscire da questo impasse assurdo?
Sinceramente ho fatto il tifo per i membri della lista, insieme a Red sono davvero i personaggi più interessanti.
LE COSPIRAZIONI
È successo anche con The Blacklist.
La prima teoria è quella secondo cui la serie sarebbe stata cancellata alla stagione dieci, ma basta guardare il finale della serie per capire che è una teoria che non sta in piedi.
La seconda è che Red sarebbe in realtà Katarina Rostova, la mamma di Lizzie, che ha cambiato sesso per salvarsi la vita.
Va bene che siamo in un mondo che va alla deriva, dove si respira woke come la polverina di Pollon, ma questa storia proprio non si può sentire.
Avete visto Spader?
Non è un maschio e basta, è il classico maschio alfa con tanto di calvizie da testosterone ai massimi livelli.
Ha un fisico da urlo, nonostante il tempo passato.
È un uomo.
Non c’è chirurgia plastica o pilloline di ormoni che possono trasformare una donna a questi livelli. Red è un maschio con il suo corredino di cromosomi XY.
Fatevene una ragione.
Reddington e i membri della lista nera la fanno da padrone.
Il male in questa serie è terribilmente affascinante.
Presentato in modo crudo, senza fronzoli, si insinua in una trama che spesso procede in modo incomprensibile (o noioso, dipende dalle stagioni), ha la capacità di calamitare l’attenzione degli spettatori.
Anche perché, diciamola tutta, i buoni della storia sono veramente dei broccoloni.
Se c’è una cosa un po’ inquietante di questa serie è il suo essere profetico.
Red per tutte le dieci stagioni descrive il mondo come un luogo governato da poteri oscuri, da un’élite di persone disposte a tutto per avere il potere.
Un’élite che si chiama Governo Ombra, Cabala, Congrega.
Un’élite capace di gestire i mass media, di creare menzogne a suo piacimento, di generare finte pandemie con virus creati in laboratorio, guerre ad hoc per guadagnare soldi, di generare uno stato di caos continuo, di terrore e di crisi economiche e agroalimentari per tenere i popoli in ginocchio.
Non vi sembra familiare?
Non è un maschio e basta, è il classico maschio alfa con tanto di calvizie da testosterone ai massimi livelli.
Ha un fisico da urlo, nonostante il tempo passato.
È un uomo.
Non c’è chirurgia plastica o pilloline di ormoni che possono trasformare una donna a questi livelli. Red è un maschio con il suo corredino di cromosomi XY.
Fatevene una ragione.
IL MALE
Il male in questa serie è terribilmente affascinante.
Presentato in modo crudo, senza fronzoli, si insinua in una trama che spesso procede in modo incomprensibile (o noioso, dipende dalle stagioni), ha la capacità di calamitare l’attenzione degli spettatori.
Anche perché, diciamola tutta, i buoni della storia sono veramente dei broccoloni.
LA SERIE PROFETICA
Red per tutte le dieci stagioni descrive il mondo come un luogo governato da poteri oscuri, da un’élite di persone disposte a tutto per avere il potere.
Un’élite che si chiama Governo Ombra, Cabala, Congrega.
Un’élite capace di gestire i mass media, di creare menzogne a suo piacimento, di generare finte pandemie con virus creati in laboratorio, guerre ad hoc per guadagnare soldi, di generare uno stato di caos continuo, di terrore e di crisi economiche e agroalimentari per tenere i popoli in ginocchio.
Non vi sembra familiare?
DA ZERO A CENTO
A un certo punto, precisamente nella terza stagione, succede qualcosa di strano.
Se nelle prime due stagioni l’FBI non sapeva nemmeno trovarsi il sedere senza Red, da qui in poi diventano una mega task force di geni della lampada capaci di risolvere tutto ancora prima che accada.
E così tanti saluti alla sospensione dell’incredulità, il che rende un tantino più difficile seguire la serie fino in fondo.
Se nelle prime due stagioni l’FBI non sapeva nemmeno trovarsi il sedere senza Red, da qui in poi diventano una mega task force di geni della lampada capaci di risolvere tutto ancora prima che accada.
E così tanti saluti alla sospensione dell’incredulità, il che rende un tantino più difficile seguire la serie fino in fondo.
TUTTI CONTRO RED
Ecco un altro problema.
Red non è un santo, lo sappiamo, ce lo dice lui stesso. Eppure, nel suo essere un diavolo, ha una sua etica e per questo motivo ha deciso che alcuni criminali vanno fermati.
Cosa non va allora?
Che nella serie tutti i personaggi, persino Liz e i pochissimi amici di Red (Dembe, la sua guardia del corpo, e la dottoressa Mr. Kaplan) lo tradiranno in “mille mila modi”.
E lui che fa?
Li perdona.
Capite che non è credibile?
È come dire che Thanos è pentito di avere schioccato le dita.
Scherziamo?
Red non è un santo, lo sappiamo, ce lo dice lui stesso. Eppure, nel suo essere un diavolo, ha una sua etica e per questo motivo ha deciso che alcuni criminali vanno fermati.
Cosa non va allora?
Che nella serie tutti i personaggi, persino Liz e i pochissimi amici di Red (Dembe, la sua guardia del corpo, e la dottoressa Mr. Kaplan) lo tradiranno in “mille mila modi”.
E lui che fa?
Li perdona.
Capite che non è credibile?
È come dire che Thanos è pentito di avere schioccato le dita.
Scherziamo?
LA PADEMINKIA
Se qualcuno, come me, è riuscito a non mollare la serie e arrivare alla fine della stagione 7, si imbatte in un episodio assurdo.
Dieci minuti di pippone su una pandemia che, dovrebbe essere chiaro a tutti, è stata creata per altri motivi di cui non sto qui a parlare, e poi un episodio ingodibile.
Per due minuti di scene girate con gli attori, arriva mezz’ora girata in CGI.
Una CGI brutta, che definire brutta è un complimento.
Persino Annabelle si è inorridita e dico tutto.
Penso che qui si sia toccato l’abisso del fondo.
LA FINE
Ma c’è un problema, anche l’autore (pessimo) della serie molla la cima e lascia la narrazione in sospeso.
Che si fa?
Per fortuna ci pensa James Spader che scrive di suo pugno le ultime due stagioni e regala un finale che mi ha fatto dire “ho fatto bene a resistere e sorbirmi tutti questi deliri”.
Le ultime due puntate valgono tutta la fatica, credetemi.
Grazie, James Spader!
In linea di massima non amo molto questo tipo di programma ......... a mio avviso Ti inchiodano alla poltrona, ed onestamente non amo molto la TV, che seguo programmi. Io questo non l'ho mai visto, ma sono contento di averti letto ......... non mi sono perso granchè.
RispondiEliminaTi avviso ove tu sia a conoscenza che il blog rimasto visibile è Banalità.
Buon fine settimana
Ciao Giovanni!
EliminaSì è stata una serie deludente perché ha fatto un po' come i politici: prometteva tanto e ha fatto pena.
Grazie per l'avviso sul tuo blog, continuerò a seguirti!