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Oppenheimer: il regista, lo scienziato e la Storia

Quando un regista sublima se stesso, nasce un capolavoro.
Il regista è Christopher Nolan, il film è Oppenheimer.
Immagino che abbiate sentito o letto svariate recensioni sulla pellicola ma, come sempre, io me ne sbatto e vi dico anche la mia.


J. Robert Oppenheimer è una delle figure più controverse dell’età contemporanea.
Fisico brillante, è stato il padre della bomba atomica sviluppata durante la seconda guerra mondiale a Los Alamos con il Progetto Manhattan.
Una bomba, come sappiamo, micidiale.
Un’arma creata con l’idea, utopistica e folle, di porre fine a tutte le guerre.
Come si racconta un uomo così?
Come si parla del sistematico tentativo di distruzione della persona di Oppenheimer, perpetrato dal governo degli Stati Uniti e da Lewis Strauss, attuato quando Oppenheimer si oppose al progetto della bomba H?
Come si parla di quanto accadde dopo il processo, della riabilitazione sociale e politica di Oppenheimer e delle scuse pubbliche da parte del Presidente Johnson?
Lo si fa esponendo i fatti.
Quello che è stato è stato, senza giudizi.


E Nolan ci riesce benissimo.
Il film è diviso in due parti, fissione e fusione, colore contro bianco e nero, passato contro presente.
La vita di Oppenheimer viene rivelata senza filtri e ci restituisce un uomo autentico, con i suoi pregi e i più innumerevoli difetti, con i suoi sogni utopistici e il suo sentirsi Dio al punto che, quando esploderà l’atomica sperimentale a Los Alamos, pronuncerà la frase del Gita (libro sacro degli induisti): sono diventato Morte, il distruttore di mondi.
Oppenheimer non è né il bene, né il male.
È solo un uomo e così Nolan ce lo consegna.


Lo vediamo studente, poi in crisi in Europa dove trova la sua via nella fisica quantistica, lo vediamo tornare in America e diventare un punto di riferimento per la scienza, lo vediamo ascendere, crollare e risorgere.
Lo vediamo con la moglie Kitty, con le sue amanti, con i figli, il fratello, gli amici e i nemici.
Lo vediamo ma soprattutto lo sentiamo.
Questo perché, in questo film, Nolan ha creato un’apoteosi spettacolare.

Io con Nolan, lo sapete, sono di parte.
I suoi film mi piacciono ma non tutti allo stesso modo. Memento, per esempio, l’ho trovato per alcuni tratti un po’ difficile e lo stesso dicasi per il secondo capitolo della Trilogia del Cavaliere oscuro che mi è piaciuto meno degli altri.
Anche Interstellar a volte si trascina, a differenza di Insomnia che è un capolavoro.
Oppenheimer non è un capolavoro, è di più: è Nolan stesso che si eleva al massimo e mostra al mondo del cinema di oggi come si fa un film con tutti i crismi.


Partiamo dagli attori, un cast formidabile composto da gente che fare il suo mestiere (e scusate se è poco!): Cillian Murphy e Robert Downey Jr. (due Oscar strameritati), Emily Blunt, Rami Malek, Matt Damon, Kenneth Branagh, Casey Affleck, Gary Oldman, Jason Clarke e questi sono solo alcuni dei nomi che compongono il cast.
I dialoghi sono costruiti in maniera da non distogliere mai l’attenzione dello spettatore, non sono mai noiosi e banali, persino qualcosa di non semplice come la Fisica diventa comprensibile.
Gli effetti speciali sono ottimi e, forse non ci crederete, è stata usata pochissima grafica computer.
Little boy e la Trinity (la bomba usata per il test a Los Alamos) sono state costruite a mano, le sceneggiature sono curate nei minimi dettagli.
Niente è lasciato al caso e si vede.
Si percepisce tutto, anche la Storia con le sue conseguenze, al punto che lo scambio di battute finali fra Einstein e Oppenheimer fa sentire tutto il peso che la creazione della bomba atomica ha portato con sé.


Cosa posso dire, per concludere?
Fate, vi prego, più film come questo, come Barbie, come Sound of Freedom, come C’è ancora domani e tanti altri ancora.
Fate film belli, che hanno qualcosa da dire e sanno come dirlo, per piacere, perché il buon cinema esiste ancora e merita di trionfare!



1 commento:

  1. Ho sempre trovato la figura di Oppenheimer, uomo e scienziato, molto affascinante.
    Il problema è che a scuola, anni fa quindi, non parlano né di lui né di Bohr o di Einstein (se escludi le due teorie della relatività) o di Fermi.
    In pratica il discorso di Trinity e dell'atomica passa in secondo piano, con una narrazione ristretta e americanizzata che vuole Little Boy come "uno strumentino di pace per dare una mazzata al Giappone".
    Mi è piaciuto invece Nolan proprio per come ha raccontato la storia.
    Fra l'altro in un periodo dove gran parte del cinema delude, la pellicola ha dato piena soddisfazione.
    Se vuoi approfondire, ti consiglio la lettura del saggio di Kai Bird e Martin J. Sherwin, a cui si ispira il film.
    Ti abbraccio.

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