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La Sirenetta (live action): una zuppa di mare troppo pesante da digerire

I live action sono un azzardo.
Una volta riescono, altre no. Tante altre volte no.
Ma la macchina Disney che è diventata un’idrovora del cinema e non solo, certe cose non le capisce e siccome sta spendendo miliardi in cagate come la Marvel e Star Wars (entrambi progetti da piantare in asso del tutto) si trascina stancamente con dei live action che dovrebbero attirare nuovi spettatori e richiamarne vecchi in nome della santa nostalgia.
Il film di cui parlo è La Sirenetta.



Iniziamo dal famoso elefante nella stanza, così ci togliamo il sassolino dalla scarpa.
La finiamo col tutto incluso, per favore?
Mi spiegate cosa c’entra Ariel stile giamaicana con i dreadlocks di un rosso improponibile?

Halle Bailey, l’attrice che ha interpretato Ariel, ha ricevuto il plauso della critica ed è anche stata apprezzata da diversi youtuber e blogger.
A me è piaciuta come una lasagna vegana.
I suoi occhioni che a molti sono parsi teneri mi sembravano quelli di un daino dopo una pippa di coca.
In secondo luogo datemi pure della razzista che me ne sbatto le palle, ma il colore della pelle non ci sta proprio: la Disney è in preda a una follia senza freni.



Ha fatto del politically correct il suo credo, arrivando così a essere razzista e discriminatrice in un modo assurdo.
Ditemi infatti che non avete pensato a quanto è brutto, dovere “includere” qualcuno ritenuto “diverso” perché così ha la sua piccola quota in un film.
E poi Ariel nera è fuori da ogni logica: Ariel appartiene alla cultura danese, sceglierla di colore è un insulto alle sue origini.
È meglio che la Disney si dia una ridimensionata perché con i suoi all inclusive di qualsiasi tipo ha rotto le palle.

Ora che abbiamo abbattuto l’elefante nella stanza, andiamo avanti.
L’altro elemento che non funziona è la durata del film.
Si passa dagli 80 minuti del cartone animato a ben 135 minuti, è come prendere un martello e darselo sul ginocchio prima di correre la maratona.
La durata del film è un ostacolo alla visione dello stesso: è noioso, lento e l’aggiunta di canzoni che non sono mai esistite non dà nulla di nuovo.

La scenografia non mi è piaciuta molto.
Il regno di Tritone è privo di colore, di pesci e sirene (eh già!), di vita in generale.
Va bene, magari volevano far vedere le cose dal punto di vista di Ariel ma non ha alcun senso.
Il gabbiano Scuttle (gabbiano, non sula) è diventato una femmina: il trangenderismo scopre nuove frontiere.


Flounder e Sebastian sono ridicoli. Il doppiaggio di Mahmood, che ha interpretato Sebastian, è ingodibile: già non sa cantare, figuriamoci doppiare.
Tritone non si discosta dal cartone, almeno questa è una soddisfazione.
Eric...
Boh, questo principe non mi ha detto molto.
Nella storia originale, ricordiamolo, Eric è orfano e il Primo Ministro Grisby si prende cura di lui come Alfred con Bruce Wayne.
Qui invece il principino ha una mammina che è l’equivalente umana di Tritone.
La valenza di Eric nella storia è assente, al punto che durante la canzone Baciala deve chiedere ad Ariel il permesso per baciarla (in Italia per fortuna la scena è stata tagliata) e alla fine della storia non è lui a uccidere Ursula, bensì Ariel: esatto, con tanto di coda lei sale sul veliero e accoppa la piovrona.
Ma si può????
Ragazzi che palle questo girlpower a tutto spiano!
Ariel è già indipendente, proprio perché vuole decidere per sé: che bisogno c’era di fare che salva tutto lei?


Anche il finale riserva “grandi” sorprese.
Eric e Ariel non si sposano, perché mamma Disney ha pensato che questa decisione narrativa fosse un segno di sottomissione della donzella: con il benestare dei genitori partono per un viaggio via nave intorno al mondo.
E tanti saluti agli spettatori.



4 commenti:

  1. Me ne ha parlato anche mia figlia di questo film dicendo peste e corna perché Ariel è di colore. A me, ti confesso, fa un po' sorridere perché penso che se esiste una sirena che sia bianca o nera danese o di Padova, poco cambi. Ma è verissimo, che i remake, specie se fatti per fatti per fare soldi, difficile che siano all'altezza dell'originale. E questo un po' in tutti i campi, piuttosto che rifare qualcosa sarebbe più utile usare le energie per qualcosa di nuovo. Però forse dovresti guardare al film nuovo senza avere in mente quello vecchio. Così mi sa che rende ancora meno

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  2. I film Disney, parlo dei classici a cartone, sono belli finché sei bambino poi quando scopri come sono veramente le fiabe a cui si sono "ispirati" ti girano un po' le palle e ti senti fregato.
    Questo film non l'ho guardato e non lo guarderò, è l'ennesimo insulto alla nostra cultura europea.
    Insomma, ma si è mai visto Kirikù bianco o Mu Lan afroamericana? No, perché quello è razzismo.
    Invece quello che fanno rovinando l'epos europeo cos'è?
    Ciao!

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  3. Com'è come non è, la Disney si è persa per strada complice il fatto che ormai se sei caucasico e difendi le tua tradizioni sei automaticamente bollato come re dei razzisti.
    Meglio qualcosa di originale e non una schifezza realizzata solo per fare soldi.
    Ti abbraccio.

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  4. Ciao!
    Ti ho scoperta tramite Lucrezia e ho condiviso su MeWe il tuo post che trovo azzeccatissimo.
    Facci caso, più vogliono essere inclusivi e più risultano discriminanti.
    Non mi è piaciuto che abbiano tolto la canzone del cuoco, era una delle mie preferite!

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