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Il filo invisibile, il film che ci voleva

Questo è uno di quei casi in cui mi piace proprio essere di parere contrario.
Di recente ho visto Il filo invisibile, il film lgbt italiano targato Netflix e girato da Marco Simon Puccioni.
Film su cui ho letto critiche pazzesche, sembrava una pellicola da bruciare subito e gettare nel dimenticatoio.
Parlavano di un film insensato, stupido, buttato lì a caso, di polpettone italiano...



E invece no.
No, no, no.
Il film è una bomba.
Tanto per cominciare il cast è favoloso: Filippo Timi, Francesco Scianna, Valentina Cervi, Francesco Gheghi e altri bravissimi attori che hanno recitato davvero bene.
E il resto lo fa la storia.
Italia, Roma: Leone è un ragazzo figlio di due papà, Paolo e Simone, e una dede, Tilly, ovvero una mamma surrogata.
Leone è timido, impacciato, sogna di uscire con la bella Anna e intanto cerca di far capire a Dario (il fratello gemello di Anna) che non è gay solo perché ha due genitori gay.
Insieme a Jacopo, il suo migliore amico, sta girando un video per la scuola dove racconta della sua famiglia e dei problemi burocratici in Italia, problemi che toccano e discriminano il mondo lgbt.
Ma che succede quando si scopre che Simone tradisce Paolo e la coppia scoppia?

La critica maggiore fatta al film è quella di essere troppo semplicistico.
Non è così: Leone spiega quali sono i problemi di una coppia lgbt, si parla di test del dna, affidi, adozioni, certificati, deleghe...
Se ne parla come in un film però, non come in un documentario, altra cosa di cui i criticoni si sono lamentati (e qui parlo dei vari siti lgbt, che a dire il vero sono i primi a non parlare di niente in modo specifico).
Altrimenti si girava uno di quei documentari pacco che rompono le pa**e a nemmeno metà della visione e si chiudeva lì.
Il film non è semplicistico, ripeto: affronta questi argomenti con naturalezza.
Tutto è trattato con naturalezza, perché alla fine quello che succede a Leone e alla sua famiglia può capitare a chiunque.
E il messaggio che passa, che la famiglia è amore prima che sangue, trovo sia meraviglioso.

Per concludere fatemi un po’ capire: se un film lgbt non è una tragedia non va bene?
Dev’essere per forza un taglio di vene?
Rivedetevi un po’ i neuroni, per favore.



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